Spazzar via Putin, cancellare l’animale che è, il macellaio. È una delle ossessioni cardine di Biden e della sua amministrazione, come hanno dimostrato le parole pronunciate in Polonia l’altro giorno. Al di là del significato contingente, una posizione così radicale mostra evidenti tratti di una sorta di escatologia purificatrice. Inedita anche rispetto alla famosa definizione reaganiana dell’Unione Sovietica come Impero del male, che già includeva un discreto concentrato di prospettive gnostico-purificatrici. L’amministrazione americana si sente investita dalla missione di realizzare la purificazione della storia. Non ammette la presenza di qualcuno o qualcosa che sfugge al suo modello.

Gli americani, in questa fase almeno, sembrano attraversati da tendenze totalitarie. Beninteso, il giudizio su Putin deve essere altrettanto netto. Ma nel senso che, comunque lo si voglia giudicare, in ogni caso mantiene una sua peculiarità nei confronti del continente che governa. È una necessità si spera transitoria. In Russia la storia può ancora muoversi.

Negli Stati Uniti, invece, la cancel culture egemone dimostra che il sistema può fare a meno della storia stessa, infatti la cancella. Prima o poi un continente, per altro sottopopolato, come la Russia, troverà la sua ragion d’essere sotto strutture politiche diverse da quelle autocratiche. Sono gli Stati Uniti che cancellando la dimensione perfettibile del loro corso storico e considerandolo finito e raggiunto nella sua purezza tenderanno a renderlo universale e quindi si scontreranno con tutto ciò che a torto o a ragione vi si oppone, fosse solo per ritardo storico. I tempi del mondo sono, per fortuna, diversi. È questa la bellezza del mondo e la varietà dell’umano. Il resto è delirio.

E in questo delirio sta affondando anche il vecchio utilitarismo anglosassone… hanno cancellato anche quello se proprio dobbiamo dirla tutta. Nella scarnificazione della cultura americana, stanno riemergendo pezzi malridotti dell’escatologia grezza e greve dei padri pellegrini. Un’escatologia semplificatrice e rozzissima. All’attesa della fine dei tempi davvero non frega nulla dell’esistenza del mondo e non per senso acuto del destino ultraterreno dell’umanità ma per istinto vendicativo. Più del paradiso a loro interessa il giudizio definitivo, la separazione dei buoni dai cattivi, magari già su questa terra. Molto pericoloso il riemergere di questo settarismo purificatore.

Riccardo De Benedetti

Boris Nazarenko, Moscow 2013

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