Qualche giorno fa Vincenzo Costa scriveva:

«Ogni giorno emerge sempre più come il codice egemonico di un’intera epoca, un codice che sembrava indistruttibile, sta crollando, distrutto dalle sue stesse difese. Sono i suoi meccanismi di difesa interna che lo stanno distruggendo, non le critiche esterne. È il sistema che sta divorando se stesso, non la contraddizione o le contraddizioni. Il sistema non produce contraddizioni dialettiche, anzi le assorbe e le metabolizza tutte, per questo il pensiero dialettico non serve più. Descrive un’epoca e un’articolazione storica che non esiste più. È il sistema stesso che si autodistrugge, quando ogni suo atto, di parola, di aggiustamento e di adattamento produce più problemi di quanto ne risolva».

È una riflessione che ci sentiamo di condividere nella sua articolazione profonda. Dalla parte descrittiva: la défaillance del sistema; così come nel suo risvolto: l’impotenza di coloro che ne subiscono il crollo. 

Un sistema autofago è un sistema che considera la sua stessa distruzione quasi come il fine stesso del suo essere. Nella teoria funzionalistica sarebbe un sistema che non riesce più a ridurre la propria complessità interna, differenziandosi. 

L’occidente collettivo – tanto per usare un’etichetta – ha raggiunto un tale livello di complessità caotica, di indifferenziazione, da impedire la sua stessa autodefinizione. Non comprende più sé stesso. L’occidente non sa più cosa sia, non ha più identità. E non certo un’identità statica ma proprio la capacità di garantire lo scambio simbolico e comunicativo tra le diverse parti che lo compongono. 

L’occidente presenta ormai differenziazioni che non vengono riconosciute dagli stessi sottosistemi che ha prodotto nel corso della sua storia. Pleonastico citare la questione gender, che crea evidenti disfunzionalità su diversi piani in contemporanea: linguistico, giuridico, medico, sanitario ecc. Nessuno di questi ormai si raccorda all’altro e la loro unificazione rischia di confliggere con qualche aspetto dell’altro. 

Il “caosmo” – concetto di origine deleuziana – nel quale si è cacciato l’occidente è un esempio di scuola del crollo contemporaneo e sistematico delle legature sociali, della disconnessione funzionale dei sistemi. La logica del sistema, che a questo punto è difficile definire tale dato che in gran parte non corrisponde più alle definizioni abituali che diamo di questa facoltà, cede, si sgretola e ogni sottosistema rivendica la propria. È una situazione che potrebbe ben essere descritta da qualche pagina della Monadologia leibniziana… se non fosse che nella situazione attuale mancano del tutto gli elementi che nella Monadologia ne caratterizzano la dinamica potenzialmente ordinata e armonica. 

Va data, crediamo, qualche avvertenza. Il resto del mondo non è del tutto alieno dell’implosione occidentale. Sotto certi punti di vista, non avendo fatto a meno dell’occidente in diversi suoi aspetti – la vogliamo chiamare modernità? –, soprattutto la tecnica, si trova legato e stretto anch’esso nel crollo della sua logica. Difficile credere che la sola rivendicazione della differenza di stili di governo, di politica, di forme di vita ecc. possa restituire ciò che ha loro sottratto la tecnica, l’economia, i sistemi politici ecc. che caratterizzano l’occidente. Da questo punto di vista la “resistenza” all’occidentalizzazione di ciò che resta, dopo il crollo dell’occidente collettivo, può considerarsi davvero una possibile “correzione” ai suoi disastri? Se non proprio la salvezza dal suo inesorabile crollare?

In tal senso le osservazioni di Vincenzo Costa hanno il pregio di aver utilizzato, fin dalle prime righe, il termine egemonia che dice, a nostro parere, che non è tanto l’occidente in sé stesso a crollare quanto il suo “codice egemonico”, non più in grado di far fronte adeguatamente ai suoi compiti “identitari”. Alcuni dei problemi da cui nasce il deficit funzionale dell’occidente collettivo li ritroveremo, più o meno uguali anche nel caso l’egemonia occidentale dovesse crollare rovinosamente. La smart city, ma è solo un esempio tra tanti altri (il denaro, la finanza, la circolazione delle merci), trova benissimo spazio e sviluppo nella Cina, anzi vi nasce. Che ne facciamo? Alcuni problemi si ripresenteranno, anzi li stiamo già vivendo in contemporanea. Crolla l’occidente e con esso la smart city cinese? Interrogarsi anche su questa piega della situazione è per noi fondamentale. 

Riccardo De Benedetti

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