Tempo fa scrissi un articolo sulla scienza come articolo di fede1. Partendo da insospettate corrispondenze lessicali mettevo in evidenza la supina accettazione di molte asserzioni della fisica quantistica ben più assurde dei misteri della Fede.

Si potrebbe pensare che io abbia indebitamente invaso un campo tutto materia e determinismo, logica stringente ed esperimenti a gogò.

Non è così: le più accese discussioni tra i grandi della fisica riguardavano Dio. In senso lato, molto spesso, ma Einstein lo citò espressamente per confutare le derive dell’indeterminazione (Dio non gioca a dadi)2. Se ti occupi di leggi non puoi fare a meno di presupporre un legislatore.

Di recente mi sono imbattuto in questo video3. È un po’ lungo e il divulgatore risulta agghiacciante, così lo riassumo.

Si parte, ovviamente, dalla lavagna: formule, freccette, brevi didascalie, terminologia tecnica (che include neologismi spesso volutamente fanciulleschi). Ma basta poco perché i paradossi temporali facciano scivolare pericolosamente la solidità del metodo verso pericolose acque nicciane.

Si comincia mettendo in dubbio il determinismo. No, non si tratta di reazionario creazionismo cristiano, semplicemente la vertiginosa creazione e cancellazione di materia nell’infinitamente piccolo costringe il fisico a contestare quello che è sempre stato considerato il pane della scienza. “Il presente può essere la conseguenza di molti passati diversi… La quantistica ci fa contemplare la cancellazione completa del Passato. Che però si rigenera. Non c’è cancellazione definitiva… Come dice Nietzsche dell’eterno ritorno dell’identico. Non cambia nulla? Ma nel momento in cui non cambia nulla non rimane nessuna memoria di nulla”. E ancora: “La legge fisica è immutabile, potreste dire. Siete sicuri? La legge fisica non è nella natura, è soltanto la nostra descrizione della natura. Se trovate che un fenomeno si ripete, pensate si tratti di un fenomeno universale, sempre quella”.

Qui mi viene in mente una frase di Spaemann nel su commentario ai Salmi: il fatto che il sole sia sempre sorto ogni mattina non ci garantisce che accada anche domani. È giustificato l’orante che, in disaccordo con Hemingway, prega perché sorga ancora o ringrazia perché è sorto.

“Ma supponete per assurdo che cambino con il tempo. Sapete cosa faremmo? Introdurremmo un parametro in più, formuleremmo nuove leggi, CHE NON CAMBIANO. Non possiamo uscire dalla nostra narrazione”.

Per quanto si sforzino di attenersi rigorosamente al dato matematico, alle formule, ai vettori, gli scienziati finiscono inevitabilmente per filosofare. Si impongono ogni volta, sempre con più determinazione, di legarsi saldamente alla lavagna e finiscono per ritrovarsi a tu per tu con le eterne domande esistenziali. Del resto tra i greci occuparsi di filosofia era lo stesso che occuparsi di fisica.

Elio Paoloni

  1. https://italiaeilmondo.com/2019/06/04/la-scienza-articolo-di-fede-di-elio-paoloni/?fbclid=IwAR0J0oOgxZCCVkrvLEWSe3ZJd6gn1bueJBo7walaS2d56TcOmEsGQdKL1F0 ↩︎
  2. È nel 1927 che Albert Einstein scrisse la famosa lettera a Max Born nella quale esprimeva tutti i suoi dubbi, per non dire altro, sul principio di indeterminazione portato alla ribalta dallo studio sulla meccanica delle matrici di Heisenberg: “Una voce interiore mi dice che questo non è il vero Giacobbe [riferimento all’episodio biblico della lotta con l’Angelo, nel quale Heisenberg-Giacobbe lotterebbe con/contro Dio]. La teoria significa molto, ma non si avvicina ai segreti del Vecchio. Sia come sia, sono convinto che Lui non gioca a dadi” (cit. in Daniel J. Kevles, The Physicists: A History of a Scientific Community in Modern America, Vintage Books, New York 1971, p. 167). ↩︎
  3. https://www.youtube.com/watch?v=_vi5xvTbWU4 ↩︎

One Reply to “La filosofia perseguita gli scienziati”

  1. Opportuna precisazione. Spesso le parole dei personaggi famosi sono falsate, decontestualizzate o addirittura inventare. Di solito, come in questo caso, rispecchiano ugualmente il pensiero del personaggio citato. Anche quelle inventate, a volte, finiscono per riassumere perfettamente il pensiero dell’autore.
    Per Einstein Dio non è mai stato, credo, un Dio personale bensì un Legislatore (di leggi naturali, non morali). Benché fosse stato lui il primo picconatore del senso comune, non si rassegnò mai alla casualità. L’indeterminazione, o più in generale l’inconoscibilità, deriva dalla nostra incapacità, dall’imperfezione dei nostri strumenti, fisici e mentali.

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