Di recente ha fatto parlare di sé, tra successi e polemiche, la prima stagione della serie animata Hazbin Hotel, creata da Vivienne Medrano e pubblicata sulla piattaforma Amazon Prime Video appena dopo le feste natalizie, da gennaio a inizio febbraio. Trattasi di un prodotto d’animazione per adulti (ma il target specifico pare proprio quello degli adolescenti), un po’ comico, un po’ drammatico, un po’ musical, con personaggi che appaiono quali bizzarri animali antropomorfi, ambientato in una versione dell’Aldilà (l’Inferno, in particolare) che presenta interessanti spunti di riflessione critica, poiché rielabora molto liberamente un immaginario occidentale di origine ebraica e cristiana alla luce d’una certa sensibilità contemporanea.
La premessa, più banale che blasfema, ri-narra la Caduta di Lucifero e la Cacciata da Eden secondo l’ormai frusto paradigma (adoperato in miriadi di libri, fumetti e film dal Romanticismo in avanti) del rovesciamento dei ruoli: il diavolo e Lilith sono i ribelli, i creativi, i progressisti insomma i Buoni della storia, mentre gli angeli del Paradiso, in quanto superbi, rigidi e conservatori, sono i Cattivi. Tuttavia quest’operazione di far a meno, con disinvoltura, della coerenza interna al tradizionale materiale mitologico (nel senso tecnico del termine), non è senza rischi; difatti saltano subito all’occhio i buchi narrativi e le contraddizioni: non solo Dio-Trinità è del tutto ingiustificatamente assente da tale quadro ma il senso dell’irrompere stesso del male sulla scena dell’universo non è granché comprensibile nei suoi meccanismi metafisici precisi (si vocifera infatti che prima o poi sarà introdotto un villain ancestrale che incarna il Peccato se non il Male in sé a cui ricondurre la Colpa). D’altronde, la realtà dell’Inferno mantiene la sua caratteristica convenzionale di luogo di punizione per le anime dannate.
Ma proseguiamo. La vicenda (per fortuna più originale della sua premessa) di Hazbin Hotel si concentra sulla figlia di Lucifero e Lilith (ora qualcosa come divorziati – lei scomparsa, lui figura di padre assente, almeno all’inizio), Charlie Morningstar, una sorta di Principessa Disney in salsa infernale, una giovane idealista e filantropa che cerca di rimediare al trauma del suo popolo di dannati e demoni: le continue incursioni degli angeli sterminatori (denominati Esorcisti) per sfoltire la popolazione dell’Inferno in perenne sovrannumero e così preservare lo status quo (una specie di genocidio poco alla volta). Ebbene, questa principessina – personaggio abbastanza monocorde, insopportabile nella sua positività testarda, giusto costellata di momenti di piagnucolosa autocommiserazione – ha l’idea di un Hotel dove i suoi compaesani, tutti ovviamente peccatori incalliti, possano avere una seconda possibilità e redimersi, finendo in Paradiso. In pratica Charlie inventa… il Purgatorio, soltanto più sgangherato! Al progetto, deriso e disprezzato dai più, qualcuno però partecipa, tutto sommato desideroso di redenzione, tra dubbi e difficoltà.
Tra costoro Angel Dust, omosessuale apparentemente sessuomane e cinico, invero tormentato, anima d’un mafioso morto di overdose (prendendo appunto dalla droga il suo nuovo nome), che all’Inferno è diventato pornostar, legato da un contratto (nonché da un rapporto di dipendenza malata) con il demone-magnaccia Valentino. Nel personaggio di Angel Dust si coagulano tutta una serie di cliché attuali estremamente problematici, che svelano la contraddittorietà, l’incompletezza e l’ipocrisia della morale contemporanea in merito a determinate tematiche, per cui da un lato palesemente si esalta (a un pubblico di giovanissimi) come bello & fico uno stile-di-vita queer improntato alla vacuità vanitosa, all’iper-sessualizzazione e alla porn (e kink) culture, dall’altro si stigmatizza la relazione tossica tra Angel e Valentino – come se le due cose non fossero intrecciate al punto da essere inscindibili!
Non poteva mancare il personaggio cis etero misogino dipinto come il massimo dello spregevole: Adamo, il primo uomo, qui diventato capo degli angeli sterminatori, scurrile, prepotente, crudele, eccetera eccetera, tanto esagerato che ci si chiede che ci faccia in Paradiso – giacché, per quanto siano i Cattivi di default, gli altri angeli almeno mantengono una facciata di decoro e rispettabilità, o vivono in una beata ingenuità!
A onor del vero, però, occorre dire che questa serie non è affatto priva di pregi, al netto dei problemi struttural-mitologici di cui sopra e del solito catechismo woke: l’animazione è simpatica, efficace nella sua semplicità; la trama, nonostante qualche lungaggine iniziale, migliora man mano, fino all’ottimo finale di stagione; lo svelamento progressivo della complessa rete di potere di quest’Inferno, quindi delle lotte e alleanze tra i vari Overlord, finisce per coinvolgere assai lo spettatore. Le canzoni, infine, sono carine – infinitamente migliori di quelle del Festival di Sanremo!
E poi ci sta l’autentica perla, sul piano squisitamente immaginativo e narrativo, non a caso frutto d’uno sforzo di fantasia finalmente autonomo, un minimo originale, decisamente disancorato sia dal confronto/scontro col materiale biblico-teologico di partenza sia dalla necessità di propagandare la mentalità progressista attuale: il personaggio di Alastor, di gran lunga il più interessante, sfaccettato, ben caratterizzato. Misterioso, arrivista, manipolatore, Alastor è un dannato (probabilmente), apparso all’Inferno come dal nulla, presto assurto al rango di Overlord attraverso l’uccisione di molti dei suoi rivali, capace altresì di accumulare a poco a poco un gran potere stipulando innumerevoli piccoli patti con i dannati, spesso senza richiedere la loro anima, ergo lasciandoli liberi (o illusi a riguardo), tranne che per determinati favori e impieghi. Divenuto il Demone della Radio (parla quasi sempre con una voce da trasmissione radiofonica), esibisce un costante sorriso/ghigno sul volto, una cordialità compostamente istrionica, un eloquio démodé, un’eleganza da Belle Epoque. Patrocinatore svagato del progetto di Charlie, metà osservatore metà deus ex machina, sta sicuramente tramando qualcosa di terribile, servendosi della protagonista, come di tutto e tutti. Che cosa, ancora non si sa. Alastor è indiscutibilmente il personaggio-icona di Hazbin Hotel – ed è deliziosamente ironico che incarni par excellence proprio l’opposto della possibilità di redenzione, fulcro della serie, cioè la possibilità di fare carriera nel male in questa versione dell’Inferno! Grazie a Alastor (e a poco altro), la serie trascende le sue banalità e ambiguità per ridiventare un godibile cartone animato con al centro un enigmatico & carismatico villain travestito da aiutante della Buona Principessa di turno.
Massimiliano Peroni