Anche in quest’ultima pagina di diario metteremo insieme due puntate del festival, le due conclusive. Stavolta perché da commentare ci sono solo la serata delle cover e la discussa vittoria di Angelina Mango.

La serata cover presenta da sempre una pericolosa insidia per gli artisti. Non tanto il confronto con brani di altri, magari difficili, né il fatto di dover esibirsi in un duetto con un altro artista, ma il mettere il pubblico di fronte alla palese distanza qualitativa tra i classici portati sul palco e le ciofeche in gara, ascoltate nelle sere precedenti.

In alcuni casi, sembra quasi che gli artisti abbiano fatto un freddo calcolo strategico, scegliendo cover o medley insignificanti (in qualche caso, celebranti sé stessi o repertori di amici) che potrebbero passare tranquillamente per canzoni in gara.

È il caso di Alessandra Amoroso con la medley di Bombadash, a misura di tutti i bar/tabaccheria della provincia italiana, di Mr. Rain con i redivivi Gemelli Diversi, della medley di Tiziano Ferro di Emma Marrone con Bresh (anche lei, come la Amoroso, pronta per le sale bingo della periferia post-industriale), di Il Tre che rifà i successi di Fabrizio Moro (!) insieme al medesimo e di Mannini con il medesimo Ermal Meta e la sua Non mi avete fatto niente. Il duo Nek e Renga, forse consci di essere i degni eredi della più sonnolenta tradizione romantica sanremese, si autocelebra eseguendo un’ennesima medley di greatest hits, mentre i LA Sad insieme alla Rettore si danno alla memetica con Lamette.

Altri artisti hanno pensato, ancor più prudentemente, di vincere facile portando capolavori in linea con le loro capacità tecniche in cui l’importante per portarsela a casa è di non rovinare nulla. Così, Il Volo scelgono Who Wants to Live Forever dei Queen affiancati da Stef Burns (famoso per il suo lavoro con Vasco Rossi, ma sarebbe il caso di conoscerlo con il disco Hey Stoopid di Alice Cooper) alla chitarra, e gli applausi arrivano da soli. Allo stesso modo, Annalisa, insieme alle odiose ex zecche de La rappresentante di lista, canta una eccellente Sweet Dreams degli Eurhythmics, Diodato rifà Amore che vieni, amore che vai di De Andrè e Angelina Mango inevitabilmente si confronta con una canzone del padre.

Poi ci sono quelli che hanno deciso che poteva essere una buona idea far rivoltare qualcuno nella tomba. Un notte disturbata deve averla passata Lucio Dalla ascoltando Mahmood e i tenores sardi distruggere Com’è profondo il mare, mentre ai poveri Morricone, Battisti, Toto Cutugno e Leonard Cohen sono toccati in sorte rispettivamente Dargen D’amico, i Negramaro, Ghali e I Santi Francesi.

Poi c’è il caso di Geolier, il discusso vincitore della serata cover e il dubbio secondo alle spalle della vincitrice del festival, Angelina Mango.

Geolier è un rapper napoletano, di quelli che fino a ieri consideravo uno dei tanti emuli dei narcos cui il gusto popolare dei napoletani sembra tanto essere legato. Le proteste legate al suo posizionamento in classifica hanno ricordato quelle che, una decina di anni fa, riservarono a Pupo ed Emanuele Filiberto. Tuttavia, pur essendo un rapper, è tra i pochissimi concorrenti non solo a uscire dalla dicotomia “para-para-pa-pa” e “tarata-tarata-tarata” di cui ho parlato nel giorno 1 del diario, ma trovare soluzioni melodiche interessanti oltre che, sorprendentemente, ben eseguite. Che ci piaccia o no, Geolier rappresenta una delle pochissime forme musicali vitali, nate e diffuse orizzontalmente a livello popolare, e questo lo dice uno che non considera il rap musica e non trova comunque interesse nella proposta musicale di Geolier. Lui e i The Kolors (entrambi napoletani, guarda caso) forse sono gli unici artisti del festival a potersi misurare alla pari con omologhi internazionali.

Tuttavia, alla fine ha vinto la Mango, presentabile e accettabile, esotica e di quel talento epidermico che piace ai talent show, emancipata e seducente (tranne che, ovviamente, per i vituperati maschi etero). Gli autori si sono salvati dal linciaggio da parte di orchestrali e facoltoso pubblico in sala, e lei sarà perfetta per quel Giochi senza frontiere musicale che è Eurovision. Pur sapendo che i veri vincitori dl festival saranno quelli con il maggior numero di passaggi in radio e di stream. I dischi, ormai, non li vendono più.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *