Più volte, nel corso di questo genocidio, ho udito e letto persone che confessavano di stare per impazzire. So che molti di voi provano lo stesso sentimento, ma io voglio congratularmi con voi per il grande coraggio e la fortezza che avete mostrato al mondo. Il motivo è il seguente: in questi mesi ultimi mesi avete resistito con un successo quasi completo a una campagna di guerra psicologica di massa scatenata su larga scala.

Non sto parlando di troll, bot e dell’ovvia complicità dei mass media. Sto parlando di qualcosa di completamente diverso, ovvero di una campagna ben pianificata, ben eseguita e ampiamente finanziata dagli organi di governo statunitensi e israeliani che condividono la piena responsabilità di indurre con l’inganno un gran numero di persone a credere a ogni tipo di fandonia tranne che alla semplice verità. Potrà sembrarvi una panzana (non ai radicali tra noi che hanno contezza di queste cose), ma vi dirò che in Israele la “gestione della coscienza” è un’attività formale con tanto di dipartimento dedicato nelle Forze di Difesa Israeliane. Vi garantisco inoltre che gli Stati Uniti non fanno eccezione. Nel corso di questa campagna ho notato che alcune tattiche utilizzate da Israele per “gestire le coscienze” vengono massicciamente impiegate dai rappresentanti americani (gli europei di solito sono solo utili idioti: nessuno ha bisogno di mentire loro con intelligenza – mi riferisco ai “leader”).

Non sto affatto dicendo che non vi abbiano già mentito in passato a voi americani o a voi cittadini di altri paesi. Però scommetto che molti di voi sono consapevoli di non essere mai stati prima sottoposti a un tale livello di menzogna così aperta e sfacciata; cosa, questa, che determina un forte disorientamento. Quindi esaminerò molto brevemente tre di queste tattiche e poi vi dirò perché vengono impiegate (nulla è mai casuale nel modo di esprimersi del potere). Vi prometto che troverete questo discorso molto sensato e che esso vi permetterà di riconoscere tali tattiche con grande chiarezza.

Tattica n. 1: negare ciò che sai essere vero, mentre loro sanno che tu sai che loro sanno che è vero (o dichiarare con grande serietà ciò che sanno che tu sai essere una bugia). Esempi: “Non abbiamo attaccato, o non stiamo attaccando quel tale ospedale”, proprio mentre le persone sono lì a filmarsi durante il bombardamento. Ancora: le Forze di Difesa Israeliane affermano che nel corso dell’incidente X hanno preso di mira soltanto i belligeranti, mentre il pubblico guarda immagini di donne e bambini morti ammazzati. È quel che si dice mentire per la gola, ripetutamente, a dispetto di ogni evidenza di tale spudoratezza e del fatto che voi la vediate.

Tattica n. 2: rivendicare, o fare, due cose che si escludono a vicenda. Esempi: dichiarare di preoccuparsi delle persone e fornire i mezzi per ucciderle; parlare dell’importanza degli aiuti umanitari senza inviare alcun messaggio pubblico ad Israele affinché non li fermi al confine; parlare di valori e democrazia mentre si difende e si giustifica un genocidio. Gli esempi sono tantissimi, sono sicuro che potete trovarne molti altri.

Tattica n. 3: dire cose come: “indagheremo”, “esamineremo” o “siamo in attesa di una conferma”. Due fratelli sono stati uccisi da un cecchino un mese fa? Un uomo che agita una bandiera bianca davanti a una telecamera? Tre ostaggi israeliani uccisi dalle Forze di Difesa Israeliane mentre sventolavano bandiere bianche? Un centro di comando sotto un ospedale? Cento persone uccise in un attacco? Quattrocento? Chi se lo ricorda? E comunque stiamo ancora indagando.

Ora, se notate, queste tre tattiche hanno un elemento in comune molto importante. Esse non vengono impiegate per convincerci della realtà di questo o quello. Non stanno cercando di dire che Israele è buono o cattivo, o che i civili muoiono ingiustificatamente o meno. Non è là il punto, ed è perciò che una rottura, rispetto alle precedenti tradizioni dell’inganno politico, risulta tangibile. Il vero scopo di queste tattiche non è convincerci o dissuaderci da qualcosa in particolare. Il loro scopo è destabilizzarci psicologicamente. È il disorientamento al quale mi riferivo prima. Non ci sentiamo disorientati per caso. Questa strategia mira proprio a ingenerare tale effetto. Proprio così, si tratta di una strategia. Si agisce così quando si vuole una popolazione confusa e disarmata da ogni certezza psicologica, che è alla base di ogni motivazione e azione politica. Se non sai cosa sta succedendo e non sei sicuro di cosa fa o rappresenta il tuo governo, cosa potrai mai combattere? Come convincerai gli altri a unirsi a te?

Lo fanno agli israeliani da decenni: si contraddicono costantemente e in contemporanea, negando ciò che tutti coloro che stanno guardando sanno, consapevoli della loro totale menzogna, e dicendo che indagheranno quando è invece solare che non ne hanno la minima intenzione. Mantenendo continuamente vivi due opposti nella nostra coscienza, ci porgono sempre false speranze per poi, ogni volta, negarle. In tal modo, lentamente, ci sfibrano (dopo 100 volte che ciò avviene smetti di sperare; dopo 200 volte dimentichi persino di aver mai nutrito una speranza). Ogni volta simulano di dispensarti una briciola di comprensione delle tue paure, facendoti così credere che, forse, alla fine sei stato considerato e che, forse, non è proprio tutto una menzogna. Ma è solo per deluderti un minuto dopo. E ancora. E ancora. Fratelli e sorelle miei, lo fanno apposta. Non è sciatteria o confusione: è un metodo.

Questa è la versione molto breve e condensata di ciò che stanno cercando di farci psicologicamente, ovvero disintegrarci non solo come società, ma anche come individui. Il trucco per resistere a questa strategia è fidarsi sempre del proprio istinto (perché siete brave persone e il vostro istinto funziona magnificamente) e ricordare sempre che stanno usando la doppiezza intenzionalmente, strategicamente, per destabilizzarci. Quindi la risposta è, come sempre, chiarezza e risolutezza.

Alon Mizrahi

Alon Mizrahi è uno scrittore e pensatore israeliano mizrahì (sefardita), cresciuto a Yokneam, in Galilea. Da bambino e adolescente ha studiato in varie scuole, inclusa una yeshivah, o scuola religiosa tradizionale, a Bnei Brak. Ha svolto molti mestieri e ha studiato lingua e letteratura inglese all’Università di Haifa. Il suo pensiero politico è debitore al trascendentalismo di Emerson, alla poetica di Whitman e alla biografia di Malcolm X. Nel 2020 ha pubblicato per l’editore Locus di Tel Aviv il suo primo saggio, Freedom: A Manifesto (Libertà: un manifesto). Alon gestisce il blog Eastern Oak (https://easternoak.co/).

Il presente testo, tradotto in italiano da Stefano Serafini per gentile concessione dell’Autore, è stato pubblicato in inglese su X e suk suo blog il 13 febbraio 2024 (https://easternoak.co/the-psychological-warfare-theyre-waging-against-us/).

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